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Il mercato dei metalli non ferrosi, un'analisi del contesto attuale

Il mercato dei metalli non ferrosi, un'analisi del contesto attuale

Il 21 febbraio scorso alcuni membri del Comitato Tecnico di ASSOFERMET METALLI hanno stilato un'analisi di mercato dei principali metalli non ferrosi, che molti lettori di expometals.net troveranno sicuramente interessante.
Partiamo dal metallo rosso.

RAME I dati preliminari indicano che il 2021 (i valori definitivi non sono ancora stati pubblicati) potrebbe chiudere con un aumento della produzione mondiale di rame attorno al 1,7%, con un consumo di +1,5% e un deficit oscillante tra le 150 e le 200 mila tonnellate, valori fluttuanti a causa dell’imprevedibilità del comportamento degli acquirenti cinesi.
Per quanto riguarda l’Italia, il 2021 dovrebbe chiudere con un aumento delle importazioni di
circa il 3%. È interessante notare che circa il 50% dell’importazione italiana proviene da
Paesi europei.
Dall’inizio del 2022 il consumo di catodi in Italia è in crescita, grazie ad una ripresa degli investimenti e dei consumi in tutti i settori di utilizzo. In particolare il settore cavi è in buona ripresa, e la produzione e domanda di vergella confermano il trend. Buona anche la produzione e la domanda di tubi e laminati.
Non è da escludere che una quota della domanda sia anche da collegarsi ad un aumento delle scorte nel timore di una eventuale (anche se oggi non prevedibile) riduzione di disponibilità di rame grezzo e prodotti, dovuta alla crescente domanda dell’Asia in generale.
Al momento le scorte nei magazzini LME nel mondo si aggirano intorno alle 72.000 mt (circa
1 giorno di fabbisogno a livello globale), soprattutto posizionate in Cina e Stati Uniti.
La grande incognita resta comunque come si comporterà nei prossimi mesi il prezzo del rame, che alle notizie relative all’inflazione negli Stati Uniti ha dato qualche sussulto al ribasso per poi riprendersi.

SEMILAVORATI DI OTTONE Il filo, la barra
Situazione generale

Tralasciando il mero elenco di tutte le problematiche connesse ai metalli base, dalla logistica, ai prezzi, al Covid-19, alla crisi energetica etc., diamo un occhio alla situazione del rame e dello zinco che vanno a comporre la lega di ottone. Il rame è riuscito a mantenersi negli ultimi sei mesi stabilmente sopra i 9000 dollari tonnellata, toccando punte (e superandole talvolta) di 10.000 dollari/tonnellata. 
Si direbbe anzi che ultimamente stia sotto-performando, pronto forse a risvegliarsi, magari superando i 10.200 dollari/tonnellata che lo spingerebbero probabilmente verso quota 11.000, considerando le politiche di elettrificazione ed energetiche e tenendo conto, inoltre, di un possibile spostamento della speculazione dai mercati finanziari al rame.

Anche per lo zinco nessun segnale di inversione dei prezzi. Possibile prossima meta sono i 4000 dollari a tonnellata? In ogni caso nel mese di gennaio abbiamo assistito all’avvicinamento dei premi ai massimi storici toccati nel 2006. I prezzi del filo di ottone da qualche mese sono alti, ma stabili. Le consegne invece sono molto ma molto problematiche. Sul mercato estero si possono trovare partite a due/tre mesi di consegna ma con richiesta di quantitativi minimi importanti per misura di 5 tonnellate, per i ben noti problemi logistici.

Il mercato italiano ha di fatto smesso di accettare nuovi ordini fino “a nuovo ordine”. Il rischio è che tra l’arrivo delle partite già in ordine e quelle che si potranno di nuovo ordinare si formi un vuoto, un buco veramente disastroso per il commercio e la clientela italiana ad esso collegata. Un’ultima cosa, la clientela del filo è buona. Per quanto riguarda la barra per le quotazioni vale lo stesso discorso fatto per il filo: prezzi alti ma stabili. Le consegne rispetto a due, tre mesi fa sono migliorate e non presentano le criticità riscontrate nel filo. La clientela della barra che in passato ha dato molti problemi di insolvenza o di ritardo dei pagamenti è molto migliorata. In conclusione, si rimane incerti, timorosi che possano peggiorare le situazioni critiche ma speranzosi che le stesse migliorino o come dicevano i latini spemque metumque inter dubii (incerti fra la speranza e la paura).

SEMILAVORATI IN ALLUMINIO L'andamento della quotazione dell'alluminio presso il London Metal Exchange continua nella
sua crescita costante toccando i livelli più alti da tredici anni a questa parte.
L'aumento dall'inizio dell'anno, periodo nel quale il valore del metallo era già su livelli
decisamente alti, è dell'ordine di un ulteriore 15%.
Il problema maggiore però è il reperimento della materia prima che risulta scarsa. Ciò è dovuto da un lato all'aumento della domanda da parte dei mercati internazionali e, dall'altra, dal minore output o addirittura dalla chiusura di varie fonderie in Europa e in Cina, che rischiano di aggravare una situazione già oggettivamente difficile per uno dei metalli industriali più importanti al mondo.
La situazione risulta ancor più complessa a causa dell'aumento dei costi dell'energia che rendono i costi di produzione difficilmente sostenibili.
La domanda di semilavorati, sia estrusi che laminati, rimane su ottimi livelli malgrado prezzi decisamente alti a fronte però di reperibilità difficile e consegne molto lunghe che rendono complesso l'approvvigionamento e la programmazione. Ciò è vero per quasi tutti i settori, incluso l'aerospaziale che, dopo un lungo periodo di stanca, comincia a dare segnali molto positivi.
Il rischio è che questi fattori, uniti alla difficile reperibilità anche di altre materie prime e
componenti, all'aumento e alle difficoltà legate ai noli marittimi, contribuiscano alla
distruzione della domanda e quindi costituiscano un serio problema per la ripresa
economica.

ALLUMINIO, NICHEL E STAGNO Rimangono sostanzialmente invariate, rispetto al 2021, la forte domanda, le difficoltà nel
reperimento delle materie prime e i colli di bottiglia nella supply chain a livello logistico.
Nuovi elementi di rilievo che si sono nel frattempo aggiunti sono l’esplosione dei costi
energetici, un’inflazione come non si vedeva da decenni e, nelle ultime settimane, le forti
tensioni tra Russia e Ucraina.
Tutti questi fattori sono sicuramente rialzisti nel breve, quindi è difficile attendersi degli storni di prezzo significativi nel primo semestre. In tempi più lunghi alcuni dei fattori sopra indicati potrebbero pesare sulla domanda e quindi sui prezzi. Per il momento però la transizione
energetica supportata dalla liquidità rimane la spinta principale per tutti i metalli.
L’alluminio da maggio del 2021 ha preso solo su base LME un altro 35%, senza tenere in
considerazione l’aumento dei premi per l’acquisto di pani, billette e leghe. Il metallo è tra i favoriti per la transizione grazie alle sue caratteristiche di leggerezza e riciclabilità ma allo stesso tempo è quello con un costo energetico più alto, almeno per la produzione di primario.
Il nichel è passato da 17.500 USD a 24.000 USD grazie al suo enorme potenziale nell’utilizzo di batterie elettriche soprattutto per l’automotive.
Lo stagno nello stesso periodo ha raggiunto i massimi di sempre a oltre 43.000 USD e con un
+35%.

ROTTAMI: IL CONTESTO INTERNAZIONALE
“Chi si ferma è perduto”: mai come in questo periodo, aggiungiamo, in cui LME sempre più
“nervoso” non vuole darci neanche un attimo di respiro.
A seguire il sentiment dei colleghi esteri.

- Polonia: periodo favorevole anche se si riscontrano difficoltà a reperire materiale sul
mercato;
- Ungheria: la forte instabilità del mercato complica sempre più l’attività quotidiana;
- Slovenia: fidelizzazione e rispetto della parola ormai sono solo un ricordo, sempre meno
serietà sembra essere ormai una regola;
- Francia: poco materiale sul mercato, la ripresa tanto attesa non si vede ancora;
- Spagna: situazione congiunturale positiva, stiamo cominciando a vedere la luce in fondo al
tunnel;
- Emirati Arabi Uniti: buon momento di mercato nonostante LME renda il mercato
sostanzialmente isterico.

Che vita sarebbe senza sorprese? Nei metalli non ferrosi, lo sappiamo bene, davvero non
mancano!

Credits foto: www.maxpixel.net

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martedì 1 marzo 2022