Tecnologie Industriali Srl
Impianti per trattamenti e forni
ITItalia

La parola all'imprenditore: Tecnologie Industriali srl

Continuiamo la nostra rubrica dedicata alle interviste con gli imprenditori del settore, con un colloquio con l'ing. Lamera dell'azienda Tecnologie Industriali srl di Romano di Lombardia, Bergamo, specializzata nella realizzazione di impianti industriali chiavi in mano per il settore siderurgico, galvanico e chimico.

Cominciamo con la domanda di rito: un breve bilancio di questo periodo per la sua azienda.
Non ci possiamo lamentare, stiamo raggiungendo gli obiettivi prefissati per questo momento, che corrispondono al fatturato del 2011 più un incremento del 5 - 8%. Certo si fa fatica, prima di ottenere nuove acquisizioni. I prezzi sono bassi, i margini altrettanto, le possibilità di errore sono pressoché annullate. E - sembra incredibile - è diventato difficile anche reperire il materiale che ci serve, per costruire i nostri impianti.

Appunto, ci parli dei vostri impianti; e ci dica, visto che voi lavorate al servizio di diversi settori, se c'è uno sbocco particolarmente promettente o che sta funzionando meglio rispetto agli altri.
Noi facciamo impianti per il trattamento dell'aria, impianti per il trattamento chimico delle superfici metalliche e impianti di decapaggio per vergella. Devo dire che il settore del tubo, in particolare il tubo oil & gas, sta andando meglio per noi, rispetto alla vergella che è praticamente un settore fermo. Poi stiamo lavorando bene anche per l'industria dei fitofarmaci, che però è tutt'altro campo.

Quanti dei vostri impianti vanno a clienti italiani, e quanti all'estero?
Fino a due anni fa solo il 5% della nostra clientela risiedeva all'estero, mentre oggi siamo saliti ad una percentuale oscillante tra il 30 e il 35%. Questo anche grazie ad un progetto che abbiamo avviato con un export manager per potenziare la nostra presenza al di fuori dell'Italia. Le esperienze che abbiamo avuto finora sono avvenute in Paesi come il Brasile, la Romania, la Danimarca e l'Arabia Saudita, tra gli altri.

Che tecniche avete adottato per farvi conoscere?
La presenza di un export manager è stata fondamentale, e poi il contatto diretto, mailing list... Quest'anno tra l'altro, per sancire ancora di più la nostra presenza nel settore, abbiamo partecipato per la prima volta alla wire & Tube di Duesseldorf, in Germania. Inoltre c'è da dire una cosa: abbiamo la fortuna di lavorare con grossi gruppi industriali, che ospitano nostre realizzazioni; i nostri impianti diventano facilmente essi stessi un'ottima vetrina per la nostra azienda.

C'è una tecnologia, o un impianto specifico che vi sta dando dei risultati particolarmente positivi?
Quello che ci sta facendo fare un notevole salto di qualità è l'aver sviluppato il trattamento a spruzzo delle superfici interne ed esterne delle teste dei tubi; questa è una tecnologia che ci contraddistingue e che ci sta dando buone soddisfazioni.

Di solito a questo punto chiediamo se c'è un appello o un invito che vorrebbe rivolgere ad altri imprenditori o alle istituzioni...
Sì... (ridendo) ma c'è il fatto che io sono sia imprenditore, sia rappresentante delle istituzioni, sia rappresentante del mondo dell'associazionismo imprenditoriale, in quanto sindaco del mio paese, Romano di Lombardia, e un consigliere provinciale dell’Associazione Artigiani Bergamo Confartigianato Bergamo.

Bene, dunque chi meglio di lei può dare una ricetta, o qualche suggerimento che aiuterebbe le imprese e gli imprenditori a superare questa fase?
Ci sono un po' di considerazioni che vorrei fare. La prima è che una fiscalità più flessibile sicuramente sarebbe di aiuto: per dirla tutta, pagare l'IVA al momento in cui la si incassa, soprattutto se si lavora per le pubbliche amministrazioni, darebbe ossigeno al mercato diminuendo le necessità di indebitamento delle PMI. Seconda considerazione: ciò che come Paese ci rende carenti rispetto all'estero è l'assenza di una seria politica energetica, su questo fronte ci comportiamo come struzzi, facciamo finta di dimenticare che abbiamo delle necessità, soprattutto come nel settore industriale. Terzo: bisogna smettere di parlare di flessibilità del mercato del lavoro solo in uscita e cominciare a parlare di flessibilità in entrata (le agenzie interinali non possono e non devono essere l’unico strumento a disposizione dell’imprenditore). Quarto: se si vuole che il mondo imprenditoriale sia d'impulso al Paese bisogna dare alle imprese la possibilità di impegnarsi per il bene comune. E quindi tavoli di confronto alla pari con il terzo settore, con il mondo sindacale, le istituzioni ecc. Invece oggi l'impresa difficilmente trova spazio per applicare una progettualità propositiva. Infine vorrei puntare l'attenzione su una cosa, il valore dell'esempio. Attualmente tutto il comparto pubblico non sta dando il buon esempio, non sta restituendo una buona immagine di sé, e questo non tranquillizza né chi è italiano, né gli stranieri che vorrebbero o potrebbero investire in Italia, cito ad esempio il caso Alcoa dove non si riesce a trovare un investitore realmente interessato a sviluppare un ramo importante dell’industria Italiana.

E dunque, detto questo, qual è la veste più difficile per lei, da indossare? Quella di imprenditore, quella di sindaco, o quella di rappresentante delle associazioni imprenditoriali?
Probabilmente il lavoro più difficoltoso per me, ora, è quello di sindaco. Perché si è sempre tra l'incudine e il martello. E probabilmente perché vorrei viverlo da imprenditore, dunque con la mentalità della concretezza, dell'ottenimento dei risultati... e questo purtroppo è difficile.

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lunedì 22 ottobre 2012
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