Danieli scopre il ferro del Camerun
Danieli scopre il ferro del Camerun di Paolo Stefanato
Ecco un esempio di che cos’è la cooperazione economica internazionale e di come il governo si muove per favorirla.A luglio a Yaunde, capitale del Camerun, la Danieli ha firmato un accordo con le autorità locali, sottoscritto anche dal vice ministro per il commercio estero Adolfo Urso a nome del governo di Roma. La Danieli è tra i leader mondiali nella produzione di impianti per la siderurgia; alcuni mesi fa, in marzo, il suo vice presidente, Massimo Bianchi, ha intercettato un piano camerunese e vi ha inserito il gruppo friulano con una proposta che è stata definita nel progetto ora alla firma. Il Camerun intende sfruttare l’ingente giacimento di ferro della regione di Mbalan (il secondo di tutta l’Africa, quarto nel mondo) dotando le miniere di infrastrutture che permettano di esportare la materia prima: costruirà una ferrovia lunga 450 chilometri e doterà il porto di Kriby di banchine per l’attracco di navi ad alto pescaggio. «Il loro disegno – spiega Bianchi – era quello di vendere il 70% della materia prima all’estero, ma senza valorizzarla. Noi abbiamo proposto la costruzione di un impianto siderurgico da 150mila tonnellate all’anno per fare in modo che resti nel Camerun una buona parte di valore aggiunto». Dal pesce alla lenza, secondo la celebre immagine. L’impianto proposto dalla Danieli dovrebbe sorgere vicino al mare, costerebbe intorno ai 35-40 milioni di dollari e potrebbe dare occupazione ad alcune centinaia di persone.
«Siamo anche disposti a entrare in società con una quota», assicura Bianchi, che conta molto sulla presenza e sulla persuasività di Urso per portare a compimento un’operazione che ha anche un sottile sapore strategico, visto che l’Africa è ormai terra di conquista per la Cina. «Delle 150mila tonnellate di billette prodotte dall’impianto (la billetta è la materia prima per i laminatoi, ndr) due terzi potrebbero essere lavorate sul mercato locale, il resto esportato nei Paesi limitrofi. Oggi non esistono acciaierie nell’Africa Sub Sahariana, e le billette arrivano da Cina, Taiwan, Giappone, Russia».
Fonte: http://www.ilgiornale.it
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