“Il coraggio di dire quello che gli altri non dicono (ma pensano)”: la parola a Kilton
In questa lettera, Silvano Chiello, titolare di Kilton, produttore e distributore italiano di fasteners, esprime le sue perplessità sulla situazione attuale del mercato internazionale e dell'industria manifatturiera in Europa. La redazione di Expometals.net ritiene importante dare spazio a una voce critica e sincera, anche quando esprime opinioni fuori dal coro. Di seguito il testo integrale della lettera.
“Viviamo in un mondo strano, dove le opinioni e i nostri pensieri sono soffocati da una mentalità dominante, e chi si adegua viene considerato corretto e bravo. Ma chi ci fornisce queste "opinioni comuni corrette"? Sono persone che spesso non hanno mai lavorato davvero, non sanno cosa significhi guadagnarsi il pane o investire in un'azienda. Sono quelli che gestiscono i soldi altrui, e che hanno portato un intero continente verso un inevitabile declino. Ci stiamo dirigendo verso un punto di rottura, e la domanda è solo quando questo accadrà.
Le politiche economiche europee sono ideologiche e fallimentari sotto tutti i punti di vista. Hanno distrutto la produzione locale a favore di quella orientale, che non va demonizzata, per carità; però oggi ci rendiamo conto che abbiamo perso la capacità produttiva e l'eccellenza del nostro continente. Abbiamo valorizzato il commercio a discapito della produzione, che è invece la base dello stato di salute di qualunque Paese. Un Paese senza produzione è un Paese morto.
Sono stanco dei soliti articoli che celebrano le aziende, inclusa la nostra, per i vari traguardi raggiunti: siamo qui, siamo là, abbiamo implementato il 4.0, poi il 5.0, abbiamo introdotto l'intelligenza artificiale... Ridicolo. Così come chi fa sondaggi sulla percentuale di inclusività dei fornitori solo per seguire la moda. Ma stiamo scherzando? Ricordo che 40 anni fa artisti come Renato Zero si facevano strada con sudore e determinazione, riempiendo gli stadi senza bisogno di certificazioni.
Nel frattempo, mentre ci perdiamo in queste sciocchezze, siamo arrivati al punto in cui, se i nostri partner orientali bloccassero le forniture anche solo per un mese o due, saremmo costretti a cedere loro le chiavi delle nostre strutture. E senza poter dire una parola.
Le politiche fallimentari si vedono nel mercato automotive: con il prezzo di un'auto europea si possono comprare tre auto coreane o cinesi. I tempi in cui un marchio europeo poteva essere strapagato come status symbol sono finiti. E come hanno fatto i vertici a non accorgersene da soli? Gli incentivi sono altrettanto fallimentari, poiché i prezzi al consumatore aumentano comunque, come nel caso del Superbonus 110%. Una presa in giro.
In un'Europa dove la classe media è stata distrutta e dove sembra esserci una volontà di impoverire la gente, come si poteva pensare che ci fosse la capacità di spesa, anche alla luce delle assurde normative come i vari Euro 3, 4, 5, 6, ecc.? Una volta l'auto si comprava a 18 anni e si cambiava con i soldi della liquidazione, cioè alla pensione.
Il nostro settore dei fasteners non è immune: già povero di suo, sta ulteriormente perdendo margini e viene oppresso da regole assurde, ideologiche e imposte. Parliamo del CBAM, del green... sciocchezze! Quanto costa alle aziende questo "green"? Forse più di quanto costerebbe investire in nuovi macchinari. E quante difficoltà e regole vengono imposte da burocrati che non sanno neppure quanto costa un litro di latte.
Siamo come plebei di fronte a pochi patrizi. È davvero questo che vuole la classe dirigente? Dove sono le associazioni di categoria, capaci solo di pensare agli incentivi per la formazione di giovani che lavorano sei mesi, giusto il tempo di permettere alle multinazionali di turno di accedere agli incentivi? Stiamo parlando dei nostri figli e nipoti: è questo il mondo che vogliamo per loro?
Se noi industriali non cominciamo a ragionare diversamente, il nostro declino sarà molto più rapido. Ma forse sono solo una mosca bianca, una voce fuori dal coro. E allora, felice di restare fuori. Forse è anche per questo che siamo diversi.
Un cordiale saluto e un abbraccio a tutti: clienti, concorrenti e conoscenti.”
Silvano Chiello
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