Tubi da primato: intervista al Dott. Amenduni
La sua è una storia imprenditoriale esemplare, che parte da Ancona per approdare a Brescia, passando per Torino, inseguendo il sogno di diventare il primo produttore italiano di tubi in acciaio in grado di offrire tutti i diametri - sì, proprio tutti - e tutte le lavorazioni. Lui è il Dott. Michele Amenduni, fondatore dell’omonimo gruppo industriale, che alla fine quel sogno l’ha realizzato davvero. Lo abbiamo intervistato per conoscere più da vicino il suo percorso, la situazione del settore tubi e le prospettive future.
Ripercorriamo insieme la storia del Gruppo Amenduni. Come si è evoluta la vostra realtà, dagli anni 2000 ad oggi?
In quell’anno è stata fondata Zinchitalia, che ha iniziato ad operare nel 2001. Siamo partiti rilevando la parte zincatura di una realtà produttiva di Monsano (Jesi). All’epoca ci occupavamo solo di zincatura in conto terzi. Nel 2002 abbiamo poi acquisito l’attività della Tubimar di Ancona, noto produttore di tubi saldati operante nel porto di Ancona con uno stabilimento di dimensioni rilevanti, spostandoci da Monsano. Da semplici contoterzisti siamo passati a comprare tubi in acciaio per poi zincarli e commercializzarli col nostro marchio. Nel giro di poco tempo siamo arrivati a 10 milioni di fatturato; presto però è sopraggiunta la necessità di produrre noi i nostri tubi. La scelta a quel punto era tra mettere su delle linee produttive nuove oppure comprare un’azienda già avviata.
Per quale strada avete optato?
Per la seconda. Dopo una lunga ricerca, nel 2007 abbiamo trovato Tecnotubi a Brescia, un’impresa molto valida e avviata anche all’estero, acquistata con un leverage buyout. Abbiamo quindi spostato anche Zinchitalia a Brescia, costruendo da zero un nuovo stabilimento, riuscendo così come gruppo a coprire tutta la gamma dei possibili diametri fino a 8 pollici. Nel 2014 abbiamo completato il cerchio: abbiamo acquisito Alessio Tubi, arrivando così a poter fornire tubi fino a 20 pollici, con tutte le possibili finiture, incluse zincatura, manicottatura, verniciatura, ecc.
Quali sono i vostri punti di forza? Cosa rende unico il Gruppo Amenduni?
La completezza di gamma, con l'apporto qualitativo delle varie lavorazioni, è ciò che rende la nostra realtà eccezionale. Nessun altro tubificio - neanche i nomi più noti e i maggiori player sul mercato - sono in grado di offrire tutti diametri fino ai 20 pollici, in tutte le finiture.
Quali sono i settori di destinazione dei vostri prodotti? Qual è l’area di business in cui siete più sviluppati?
La nostra offerta comprende condotte per la veicolazione di fluidi (acqua, gas, petrolio), per rulli e macchinari industriali, cilindrici idraulici, tubi strutturali impiegati nella costruzione di stadi, ponti e grandi edifici, e tubi carpenteria.
E invece dal punto di vista geografico, in quali Paesi siete più forti e quali mercati vi sembrano più promettenti al momento?
Attualmente esportiamo principalmente in Europa, soprattutto Germania, Olanda e Francia. Avevamo una presenza ben radicata anche negli USA e in Canada. Purtroppo la situazione è stata stravolta da un lato dall’introduzione della 232 di Trump, che ci ha messo fuori mercato, dall’altro dall’emergenza sanitaria globale. È un mercato che comunque continuiamo a tener d’occhio e che abbiamo intenzione di riprendere.
Dove sono localizzati i vostri fornitori?
Ci approvvigioniamo prevalentemente da selezionati fornitori italiani, molto spesso nell'area geografica dei nostri stabilimenti (Brescia e Torino). Per quanto riguarda le linee produttive, facciamo anche ricorso a produttori tedeschi.
La carenza di materie prime e le oscillazioni nei prezzi dei trasporti stanno avendo un notevole impatto sui mercati. Come hanno influenzato la vostra attività?
Si tratta di un problema molto gravoso per il settore. Il costo della materia prima da agosto 2020 ad oggi è praticamente triplicato. È vero che in parte stiamo cercando di ribaltare questi aumenti sui nostri clienti, ma abbiamo anche il grosso problema del reperimento e della disponibilità finanziaria. In questo, non siamo stati affiancati dal settore bancario, che non ha minimamente seguito gli andamenti dell’economia reale.
Avete in programma investimenti a breve e, se sì, in quale direzione o ambito?
Al momento abbiamo in cantiere due grossi progetti: il primo riguarda un investimento da 6 milioni di euro nello stabilimento di Torino, su una linea di finitura per tubi fino a 20 pollici con sistema di controllo ad ultrasuoni; abbiamo inoltre in programma l’installazione di un forno per trattamento di ricottura più linea di impacchettamento tubi da 2 milioni di euro nello stabilimento di Tecnotubi a Brescia.
Per quanto riguarda la partecipazione ad eventi fieristici, come vi siete comportati nell’ultimo periodo e come pensate di muovervi per la parte restante dell’anno?
Investiamo molto nella Tube di Düsseldorf, che riunisce l’intero mondo del settore tubo. Ad oggi ritengo che sia l’unica fiera dove si ha veramente un ritorno sul proprio investimento. Oramai siamo una realtà già molta conosciuta all’estero (abbiamo una quota di export del 65%), ma la fiera ci offre comunque un’occasione per poter incontrare tutti i nostri partner in un’unica settimana. Abbiamo già confermato la nostra presenza per la Tube del 2022.
Come ha affrontato la crisi, secondo il vostro punto di vista, il settore tubi? È corretto per voi sostenere che ci troviamo in un periodo di ripresa?
Ci troviamo indubbiamente in un periodo di ripresa, con importanti margini di guadagno, ma la crisi è stata molto pesante. Al di là del rialzo delle materie prime, e di qualche difficoltà nei pagamenti, il problema maggiore a mio avviso è da rilevare nel ruolo delle banche. Il settore bancario non ha assolutamente affiancato le imprese; e il decreto salva-Italia ha salvato più che altro le banche, consentendo loro di rifinanziare i vecchi crediti.
Quali sono le variabili in gioco e, secondo Lei, quali sono le prospettive generali per la seconda parte dell'anno?
I prezzi delle materie prime al momento sembrano essersi stabilizzati. Ritengo che la seconda parte dell’anno sarà a grandi linee uguale alla prima. Vedremo se la situazione migliorerà nel 2022. Fare previsioni ad oggi sarebbe azzardato.
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