Alla sorgente della metallurgia lecchese. Camminando lungo il fiume Gerenzone

Mi piace pensare che anche expometals.net sia nato lì, sulle rive del fiume Gerenzone. Di sicuro c’è che senza quelle acque che per secoli hanno alimentato l’industria lecchese neanche expometals.net sarebbe mai nato. Ma andiamo con ordine.
Il 7 ottobre scorso Confartigianato Imprese Lecco ha organizzato un trekking molto interessante lungo le sponde del Gerenzone, partendo dal Ponte alla Gallina - là dove il torrente diventa fiume - fino ad arrivare a valle. Non era la prima volta che visitavo la zona e ne conoscevo alcune fabbriche, ma mai prima avevo avuto la possibilità di costeggiare il fiume così bene e a lungo e farmi raccontare, dalle voci esperte delle guide del laboratorio cittadino Officina Gerenzone, tutta la storia scorsa nelle sue acque.
Per chi non conoscesse Lecco e non avesse mai sentito parlare di questo fiume, il Gerenzone è un corso d’acqua che attraversa diversi quartieri della città, dall'uscita della Valsassina fino al lago. Per tutta una serie di motivi geografici e storici, di cui vorrei parlarvi, la vallata che lo ospita è stata l'ubicazione d’eccezione delle prime officine metallurgiche e meccaniche della città. Senza questo fiume, probabilmente non si sarebbe sviluppata l’industria del filo metallico che ha reso Lecco nota nel mondo, io non avrei fatto il disegnatore meccanico di macchine per trafilatura, e poi non mi sarei inventato expometals, che in primis si chiamava appunto trafilatura.com.
Ma essendo questo un percorso sul fiume... partiamo dalla sorgente.
Il Gerenzone nasce alle pendici della Grigna meridionale a ca. 1060 metri di altezza sul livello del mare. Si arricchisce lungo il percorso dell’apporto del torrente Calolden e di altri sorgenti sotterranee; ed è a circa 500 metri di altitudine che il suo regime diventa da torrentizio a permanente. Il fenomeno del carsismo nella zona delle Grigne ha influenzato significativamente lo sviluppo di questo fiume. Il carsismo è quel processo erosivo in cui l'acqua piovana, contenente anidride carbonica, reagisce chimicamente con il substrato calcareo, creando un dedalo di cavità scavate nella roccia. Questo processo ha reso la regione lecchese ricca di grotte e di fiumi sotterranei che si riversano nel sistema del Gerenzone, contribuendo così alla sua ricchezza idrica. Le grotte di Laorca nella parte alta della città, una delle prime tappe del nostro percorso, non sono che una manifestazione visibile del sistema carsico che caratterizza la regione.
Si parla a volte della Via del Ferro, per riferirsi alla Vallata del Gerenzone. Ma perché il ferro e perché proprio qua? Perché l’industria del filo ha trovato terreno fertile proprio in questa valle? Due i fattori concomitanti: la forza del fiume che azionava idraulicamente le fucine e i magli e la ricchezza di minerali ferrosi nelle montagne circostanti. Già i Romani sembra che impiegassero colonie di Insubri in Varrone per l’attività estrattiva; nel Medioevo si continuarono a scoprire rocce ricche di minerali ferrosi ai Piani d’Erna e in diverse zone della Valsassina, soprattutto nel Premanese. Furono queste due circostanze fortunate a permettere lo sviluppo delle prime fasi di produzione nel Lecchese. Con il tempo, si svilupparono anche le lavorazioni per ottenere fili e barre di ferro, che furono utilizzati per creare attrezzi agricoli, reti metalliche e una vasta gamma di minuterie in metallo per molteplici applicazioni. Gli operai divennero sempre più abili e la vallata sempre più nota, tanto da attirare manodopera da regioni distanti.
L’acqua del Gerenzone alimentava tutto un sistema, in cui le fiumicelle avevano un ruolo essenziale. Le "fiumicelle" erano canali artificiali, dotati di chiuse e paratie, che derivavano l'acqua dal Gerenzone per alimentare ruote idrauliche e turbine. In passato, l'acqua proveniente da queste fiumicelle azionava sia le ruote idrauliche per gli opifici che i macchinari delle filande per la lavorazione della seta. In tempi successivi, quando la lavorazione del ferro divenne predominante, l'acqua alimentava i magli e le trafile. L'acqua utilizzata come forza motrice veniva poi restituita al Gerenzone tramite altre fiumicelle per garantire la disponibilità idrica alle attività successive lungo il fiume.
In cosa consisteva una fucina? Il fulcro dell'attività risiedeva nel forno o focolare e nel maglio. Quest’ultimo era costituito da un grande martello collegato a una ruota esterna azionata dall'acqua del canale. L’estremità in ferro del maglio poteva pesare fino a diverse centinaia di chilogrammi, ed era utilizzata per lavorare il metallo. La fucina era progettata in modo da permettere la fuoriuscita dei fumi prodotti dal riscaldamento del materiale.
Esaurite le vene metallifere della Valsassina, la materia prima alla fine del XVIII secolo divenne il rottame, che veniva anche importato da fuori per realizzare filo di ferro, oltre a reti, catene, viti, bulloni, chiodi, serrature, che diventarono il principale prodotto esportato dal territorio di Lecco per gran parte dell’Ottocento e del Novecento.
Una tappa importante lungo il Gerenzone è costituita dal laminatoio Falck, che prende il nome dalla nota famiglia imprenditoriale con una lunga storia nell'industria siderurgica e metallurgica. Il complesso industriale, situato nel cuore della vallata, ebbe origine prima del 1760 come una fucina con quattro ruote. Nel 1870, i soci Redaelli, Falck e Bolis acquisirono le fucine esistenti e vi istituirono un laminatoio, fornendo così materia prima alle industrie metallurgiche di Lecco. Nel 1888 i Redaelli si separarono dalla società, trasferendosi a Rogoredo, mentre i Falck portarono avanti l’attività a Sesto San Giovanni, dando vita alle celebri acciaierie che rimasero operative fino al 1995. Nel 1906, il laminatoio Falck fu convertito in una cartiera, che funzionò fino al 1960 e fu successivamente demolita nel 1994, rappresentando una notevole perdita per il patrimonio della città.
La trafileria, invece, fu rilevata da Alberto Gianola, collaboratore fidato dei Falck, e rimase attiva con la sua famiglia fino ai giorni nostri come Trafilerie di Malavedo. Oggi, al posto della cartiera, si trova un complesso residenziale con elementi architettonici in ferro e canali d'acqua che ricordano la storia industriale del sito e della vallata del ferro.
Scendendo ulteriormente lungo il corso del Gerenzone, si incontra la Diga del Paradone, una notevole opera di ingegneria idraulica situata vicino alla zona di via Boiardo. Questa diga, costituita da una paratia sollevabile azionata manualmente, divideva le acque in due parti. Una di queste attraversava i rioni di S.Giovanni e Castello, muovendo le ruote idrauliche lungo il percorso e sfociando nel lago. La seconda parte seguiva un percorso diverso portando energia idraulica ad altri opifici situati a scendere lungo il corso dell’acqua. La diga, in passato di proprietà del Consorzio del Gerenzone, che provvedeva a regolare l’uso delle acque assicurandone il godimento a tutti gli interessati, rappresenta tuttora un notevole punto di interesse nella valle a causa del suo discreto stato di conservazione. Nella zona intorno alla diga, sono presenti numerose sorgenti diffuse, intercettate per alimentare l'acquedotto cittadino.
L’itinerario prosegue poi per il Parco di via dei Tirabagia. “Tirabagia” è il termine dialettale che indica i primi trafilieri e che dà ancora oggi il nome ad una via di Lecco. Cito testualmente: “Le vergelle venivano riscaldate e battute a mano con speciali strumenti per essere arrotondate. Dopodiché erano fatte passare attraverso la trafila, una robusta e spessa lastra di acciaio dotata di fori di misura decrescente, per ottenere il filo di ferro. Questa operazione era svolta da un operaio chiamato tirabagia che, durante il Medioevo, seduto su di una sorta di altalena, tirava il filo con delle grosse pinze.” Inutile a dirsi, era un lavoro molto pesante e non a caso la mancanza di uno o più dita era spesso il segno distintivo dei tirabagia.
Lungo la Via del Ferro si incontrano tra gli altri testimonianze del Catenificio Rigamonti, della Forgiatura Melesi (ancora in attività!), della Trafileria Baruffaldi, della Trafileria Sacchi & C., e della Metallurgica Celeste Piazza (l’ex opificio siderurgico Boli). Attorno al 1980, la Valle del Gerenzone conobbe un graduale declino a causa della crisi dell'industria metalmeccanica europea, senza contare che molte imprese sono state delocalizzate sul territorio; oggi sono davvero poche le attività che sopravvivono rispetto ai fulgori passati.Nell'immagine il Sindaco di Lecco dell'epoca (1882) redarguisce specialmente gli "industriali fabbricatori di filo-ferro" dal "deplorevole malvezzo di versare nelle acque [...] materie immonde e venefiche".
Molti di questi capannoni sono in stato di abbandono, e non hanno ancora trovato una nuova identità; un esempio contrario e virtuoso è quello della vecchia Oto Metallurgica Rusconi, oggi OTO LAB, che è stata oggetto di un intervento di rigenerazione urbana e oggi ospita laboratori ed eventi cittadini.
È stata per me l’ultima tappa del trekking urbano lungo il fiume Gerenzone: un viaggio nel tempo, che ho trascorso esplorando le testimonianze di un passato glorioso che ha reso grande l’industria lecchese. È da queste radici che è nata anche la mia - piccola - esperienza, quando verso la fine degli anni ‘90 ho iniziato il mio impiego come disegnatore meccanico in un’azienda della provincia di Lecco che costruiva macchine per trafilatura. Nel 2001 l’idea di creare un portale Internet a tema filo metallico, che si chiamava trafilatura.com, e che poi è andato a crescere nel tempo inglobando anche i settori collegati sotto il nome di expometals.net. Proprio la piattaforma che state visitando oggi! Se non ci fosse stato il Gerenzone, se il metallo non mi fosse scorso nelle vene, come un fiume, ecco, probabilmente anche il mio percorso sarebbe stato diverso. E per questo mi sembrava giusto omaggiarlo.
Davide Dell’Oro
expometals.net
Bibliografia:
Duemila anni di metallurgia nel Lecchese
LombardiaBeniCulturali: La lavorazione del ferro a Lecco
LombardiaBeniCulturali: La valle del Gerenzone
Lecco Smart Guide: La via del ferro
Archeologia industriale nel territorio lecchese… e oltre
Officina Gerenzone: trekking urbano