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I problemi di trasporto e carenza di materie prime tengono in scacco la siderurgia

I problemi di trasporto e carenza di materie prime tengono in scacco la siderurgia

I problemi di trasporto e carenza di materie prime tengono in scacco la siderurgia

L'industria della lavorazione dei metalli è in difficoltà: sempre più aziende del settore stanno riscontrando problemi nel reperire le materie prime sul mercato. Come spesso accade di questi tempi, il colpevole è ancora una volta il Covid-19.

La chiusura di laminatoi e stabilimenti - associata a una ripresa delle attività piuttosto fiacca dopo i lockdown nazionali - ha provocato un'interruzione persistente della catena di approvvigionamento, facendo schizzare i prezzi alle stelle. Per esempio, negli Stati Uniti, il prezzo di riferimento del coil laminato a caldo è aumentato di oltre il 180% (più di 800 dollari /s.ton) raggiungendo un nuovo record di 1.240 dollari /s.ton il 10 marzo, come dichiarato da CRU. Il quadro non è dei più incoraggianti anche in Europa. La produzione di acciaio fa ancora fatica a stare al passo con la domanda attuale e sono molti i produttori di acciaio alle prese con problemi tecnici nel riavvio degli impianti. Stando alle stime del MEPS, si prevede quindi che i prezzi dei coil di acciaio nell'UE continueranno a salire, raggiungendo livelli record nel trimestre aprile/giugno.

Conseguentemente, i lunghi tempi di consegna e l'aumento dei prezzi stanno spingendo le aziende a cercare di rifornirsi di materie prime da paesi terzi, ma sembra che sia più facile a dirsi che a farsi. Le misure di salvaguardia messe in atto per proteggere i mercati nazionali si stanno infatti dimostrando un'arma a doppio taglio in questa situazione, rendendo la ricerca di nuovi fornitori più complicata. Da un lato l'Europa si prepara a discutere il possibile rinnovo dei dazi all'importazione su 26 categorie di prodotti in acciaio (in scadenza il 30 giugno di quest'anno), dall'altro gli Stati Uniti devono fare i conti con la famigerata Section 232 di Trump.
Ma non è finita qui.

Le aziende che riescono a districarsi in ambito normativo assicurandosi un lotto di materia prima da fornitori d’oltreoceano, si trovano di fronte a un ulteriore problema. Una grave carenza di container disponibili in Asia ha infatti portato alle stelle i costi di trasporto marittimo. Ancora una volta, la ragione è piuttosto semplice: una grossa fetta dei container disponibili è stata destinata al trasporto di DPI e attrezzature mediche, mentre nei porti è stata data priorità allo scarico di questi ultimi, a discapito di altre merci. Come riportato dall'Economist, il costo delle spedizioni dall'Asia all'Europa è aumentato di più di tre volte, rendendo difficile per le aziende l'assorbimento dei costi.

E per aggiungere al danno anche la beffa, la situazione è stata ulteriormente esacerbata dal recente blocco del canale di Suez, che ha aumentato ulteriormente la pressione sui prezzi di acciaio e rame.

Può sembrare la trama di un film tragicomico, in cui il protagonista si trova sempre ad affrontare un nuovo problema più insormontabile del precedente, ma questa è la realtà attuale di un mercato in seria difficoltà. Federmeccanica ha già lanciato l'allarme: se non ci saranno presto miglioramenti, tra qualche mese numerose aziende avranno il magazzino vuoto e saranno costrette a interrompere le proprie attività.

Photo by worldsteel / Robert Kolykhalov

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lunedì 29 marzo 2021