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Metalli e plastica: è emergenza materie prime

Metalli e plastica: è emergenza materie prime

Metalli e plastica: è emergenza materie prime

È diventata ormai un'emergenza, quella della scarsità delle materie prime, che assilla le aziende della meccanica e di tanti altri comparti. Riguarda l'acciaio, ma anche i materiali non ferrosi, plastici e chimici; è un problema di carenza sul mercato, ma anche di aumento esponenziale dei prezzi. Questa pesante zavorra sta mettendo in ginocchio tantissime imprese italiane, grandi e soprattutto piccole.

Se ne è parlato nel corso di un approfondito webinar dal titolo “Oscillazione dei prezzi delle materie prime e impatto sulle produzioni industriali”, organizzato da ANIMA Confindustria con il sostegno di #iopagoifornitori il 20 aprile scorso.
“È una situazione di profondo disequilibrio,” ha commentato il Prof. Fornasini dell'Università di Brescia, “caratterizzata principalmente dalla mancanza di offerta sul mercato.”
L'esperto ha analizzato tutte le tappe che hanno portato a questa congiuntura; un percorso iniziato lo scorso anno con lo scoppio della pandemia.
Già nel secondo trimestre del 2020, la Cina ha iniziato con iniezioni finanziarie straordinarie alla propria economia, che le hanno consentito di assicurarsi eccezionali accaparramenti di materie prime: petrolio, minerali di ferro, metalli non ferrosi, polimeri, tutto, accumulati con disegno strategico. La debolezza del dollaro ha contribuito ad accelerare il processo. Nel terzo trimestre dello scorso anno, l'economia mondiale ha iniziato a muoversi, e la domanda ad aumentare; i prezzi sono entrati in una traiettoria rialzista. Anche le clausole di salvaguardia europee hanno impedito una ricostituzione consistente dei magazzini nel vecchio continente, assieme ad un'incertezza diffusa che ha frenato l'accumulo di scorte. Nell'ultimo trimestre del 2020 la speculazione finanziaria ha riscoperto le materie prime, ed è partita un'accelerazione straordinaria dei prezzi. Nel primo trimestre di quest'anno le economie avanzate hanno visto un netto miglioramento delle prospettive delle produzioni industriali e l'offerta ha iniziato a non stare più dietro alla domanda. Le serrate, le chiusure degli impianti, i blocchi delle attività estrattive hanno pesato moltissimo; problema aggravato dal fatto che sono cresciute le difficoltà logistiche, anche legate ai controlli anti-Covid, la mancanza di container; i noli dei trasporti sono andati a gravare sui prezzi della movimentazione delle merci.
In poche parole, tutto questo – assieme ad altri fattori concomitanti - ha contribuito a scatenare una “tempesta perfetta”, come l'ha definita il Prof. Fornasini, con ricadute tremende sulla competitività e la produttività delle aziende coinvolte.
Cosa ci aspetta per la parte restante dell'anno? Una ripresa economica generalizzata, ma non prima di aver riequilibrato il divario tra domanda e offerta, principale problema sul tavolo: c'è stata una crescita esponenziale della domanda, cui l'offerta non riesce attualmente a far fronte.
Più che parlare di oscillazioni dei prezzi, siamo davanti a dei veri e propri rimbalzi. A titolo esemplificativo, il petrolio è arrivato nella primavera 2020 a -68% di media settimanale (dollari al barile), per poi schizzare su ad un +137% ad inizio 2021, continuando a correre in salita. Il suo prezzo potrebbe assestarsi tra i 60 e i 75 dollari al barile. Il petrolio ha trascinato con sé il prezzo dell'energia, che ha seguito lo stesso andamento. Possiamo attenderci un riposizionamento ed un assestamento dei prezzi del petrolio – sempre su livelli abbastanza elevati - quando i trasporti aerei e l'automotive riprenderanno a marciare a pieno ritmo. Anche i polimeri hanno avuto dapprima movimenti in caduta nel Q1 dello scorso anno, con impennate da ottobre scorso in poi, ed aumenti tra il +42 e il +59% (medie mensili, US$/ton), a seconda dello specifico materiale; e i rincari continuano, parendo irrefrenabili. Le correzioni a cui si assisterà nei prossimi mesi saranno presumibilmente consistenti, secondo il Prof. Fornasini.

Per quanto riguarda l'alluminio: i compratori tendono oggi ad acquistarne in eccesso, con naturali conseguenze sui prezzi. Considerando le medie settimanali (US$/ton), l'alluminio ha toccato nel 2020 il -19,5%, per poi arrivare ad un +39% all'esordio del 2021; siamo ancora in una fase di salita verso i massimi del 2018.



Sul fronte del rame, un grosso punto dolente: dopo una perdita massima nel 2020 del -22,8% (medie settimanali, US$/ton), abbiamo assistito ad inizio 2021 ad un violento scatto verso l'alto del +64,4%. La curva ha continuato a salire fino ai giorni nostri, si assesterà, ma in prospettiva i prezzi resteranno probabilmente sui 9400-9800 US$/ton, come media del 2021, e andranno sicuramente verso i massimi storici nel 2022. C'è da dire che per il rame, sul fronte dell'offerta, continua a mancare metallo; c'è stata la chiusura di diverse miniere, e gli stock si sono assottigliati. La transizione energetica, che prevede un elevato utilizzo di rame nelle reti elettriche e nei circuiti dei veicoli a batteria, fa pensare che nell'immediato futuro l'offerta farà ancora molta fatica a stare al passo di una domanda crescente.



Come ha sintetizzato anche Il Sole 24Ore il 27 aprile scorso, “rame al record da dieci anni, alluminio ai massimi da tre, acciaio e palladio a prezzi senza precedenti.” Venendo infatti all'acciaio, il minerale di ferro ha perso relativamente poco nella prima parte del 2020, per poi schizzare verso l'alto nella seconda metà dell'anno. In questo momento la curva si sta assestando – siamo sui 180 US$/ton – ma, soprattutto quando aumenterà l'offerta dal Brasile, sarà da prevedere un ridimensionamento, verso una media annuale di 140 US$/ton. I coils a caldo, un po' in tutto il mondo, hanno seguito un andamento simile. In Italia, il percorso dei prezzi dei prodotti piani (coils, lamiere nere e lamiere zincate) è stato ancora più estremo, superando per alcuni prodotti il -10% nel 2020 (medie settimanali, euro/ton), per poi volare anche a +69% a cavallo tra le due annate, e proseguire ancora più in alto ad oggi.


Per completare la panoramica, il rottame ferroso – valutando il FOB Black Sea – è sceso fino al -29% (medie settimanali, euro/ton) nel primo trimestre 2020, per poi risalire nel corso dell'anno e impennare a +104% ad inizio 2021. Valori un po' più attenuati, ma con trend simili, si sono registrati sul mercato nazionale. Negli ultimi mesi le medie sono rimbalzate più volte, andando anch'esse verso un riposizionamento ed un assestamento.
Gli andamenti dei prodotti lunghi italiani (compresi travi, laminati mercantili, vergella da trafila e vergella da rete) sono stati perfettamente in linea con i trend precedentemente illustrati, con la vergella da trafila che dopo una caduta massima nel 2020 del -5,5% (medie settimanali, euro/ton), è andata a +34% ad inizio anno, è arrivata a +14,5% nei mesi seguenti e adesso sembra entrare in una fase di attenuamento delle oscillazioni.
“Tocchiamo con mano come tutti i nodi stiano venendo al pettine,” ha commentato il Prof. Fornasini. “Abbiamo rinunciato alla chimica di base, agli altoforni, e questi sono i risultati del fatto che come Italia dipendiamo totalmente dall'estero per le nostre forniture di materie prime.” Si aggiunge anche un altro problema: le clausole di salvaguardia europee, adottate in un periodo storico nettamente diverso da quello odierno, stanno interferendo con la fluidità delle importazioni e degli acquisti. Queste misure protezionistiche, che riguardano 26 categorie siderurgiche e hanno scadenza 30 giugno, sarebbero da attutire e rivedere per far tirare il fiato a tanti comparti allo stremo.
“Come associazione di rappresentanza della meccanica,” ha osservato il vicepresidente di ANIMA Confindustria Pietro Almici, “non possiamo che rimarcare la grande preoccupazione per i notevolissimi rincari che stiamo subendo: dall’acciaio, ai metalli non ferrosi, alla plastica ed altri materiali chimici, con prezzi che variano di giorno in giorno, unitamente alla scarsità di offerta. Questa situazione sta creando grande incertezza e difficoltà nelle aziende manifatturiere.”
ANIMA Confindustria ha in programma nuovi incontri online sul tema. Vi consigliamo di restare aggiornati visitando periodicamente le sezioni Agenda e Media del sito Internet della federazione.
Foto di Martinelle da Pixabay

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lunedì 3 maggio 2021