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Trump reintroduce dazi su acciaio e alluminio: reazioni dell’industria e implicazioni
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Il 10 febbraio 2025, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo imponendo un dazio del 25% su tutte le importazioni di acciaio negli USA, seguito da un provvedimento simile l’11 febbraio per l’alluminio. Queste misure, che entreranno in vigore il 12 marzo 2025, sono finalizzate a sostenere la produzione nazionale e a rispondere a preoccupazioni di sicurezza nazionale legate a questi settori. Nel documento ufficiale Fact Sheet: President Donald J. Trump Restores Section 232 Tariffs, Trump ha dichiarato che questi dazi mirano a “proteggere le industrie critiche americane dell’acciaio e dell’alluminio, danneggiate da pratiche commerciali sleali e dalla sovraccapacità globale”.
La decisione revocherà le esenzioni vigenti per i principali partner commerciali, come Canada e Messico, e abolirà il sistema delle quote tariffarie (TRQ) per l’Unione Europea, il Regno Unito e il Giappone.
Quali sono state le prime reazioni e quali potrebbero essere le conseguenze per i professionisti della lavorazione dei metalli?
L’Europa teme un’escalation delle tensioni commerciali
Le reazioni europee sono state particolarmente forti. Henrik Adam, Presidente di EUROFER, ha definito i dazi statunitensi una “radicale escalation della guerra commerciale”, avvertendo che potrebbero peggiorare lo stato già precario dell’industria siderurgica europea. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno costituito la destinazione del 16% delle esportazioni di acciaio dell’Europa; si teme in particolare che i nuovi dazi sconvolgano i flussi commerciali e causino un eccesso di offerta di prodotti siderurgici sul continente.
Italia: la posizione di Federacciai sui nuovi dazi
Il Presidente di Federacciai Antonio Gozzi ha dichiarato in merito all'annuncio sui nuovi dazi che dal 2018 l’export italiano di acciaio verso gli Stati Uniti ha già subito un drastico calo, passando da circa 600 mila tonnellate a meno di 200 mila tonnellate nel 2024. Secondo Gozzi, “le aziende italiane esportano negli Stati Uniti prevalentemente acciai speciali, prodotti di alto valore il cui prezzo consente comunque di superare la soglia imposta dai dazi. Inoltre, gran parte della produzione destinata ai clienti statunitensi avviene direttamente all'interno degli Stati Uniti, grazie agli investimenti e alla presenza produttiva delle aziende italiane sul territorio americano.” Federacciai auspica inoltre un contesto commerciale che favorisca relazioni industriali eque e basate sulla reciprocità.
Asia: rischio di spostamenti di mercato e calo dei prezzi
In Asia, crescono le preoccupazioni per una possibile ridistribuzione delle esportazioni globali di acciaio. I produttori siderurgici indiani temono che i dazi statunitensi possano provocare un afflusso di acciaio a basso costo in India, con il conseguente abbassamento dei prezzi e danni ai produttori locali. Secondo Reuters, il governo indiano sta già valutando l’introduzione di un dazio temporaneo del 15%-25% sulle importazioni di acciaio per proteggere l’industria nazionale.
La Cina, il maggiore produttore mondiale di acciaio, potrebbe non essere troppo colpita dai dazi statunitensi a causa delle barriere commerciali già in essere. Tuttavia, la China Iron and Steel Association ha espresso preoccupazione per il possibile impatto di tali misure sulla catena di approvvigionamento dell’industria siderurgica globale, compresa quella cinese.
America Latina: misure di ritorsione contro i dazi USA?
In Sud America, le associazioni dell’industria siderurgica hanno espresso forti preoccupazioni. Canacero, voce della siderurgia messicana, ha chiesto al governo del Messico di imporre misure di ritorsione qualora il Paese non venisse esentato dai dazi. Attualmente, il 75% delle esportazioni di acciaio messicane è diretto negli Stati Uniti, e questi dazi potrebbero rappresentare un duro colpo economico.
Allo stesso modo, Instituto Aço Brasil ha sottolineato la necessità di ripristinare l’accordo sulle quote di esportazione del 2018, che consentiva al Brasile di esportare quantità fisse di acciaio negli USA senza dazi. Il ministro delle finanze brasiliano, Fernando Haddad, ha specificato che il governo punterà sulle negoziazioni piuttosto che sulla ritorsione. Essendo il secondo maggior esportatore di acciaio verso gli Stati Uniti, il Brasile mira a mantenere stabili le relazioni commerciali proteggendo al contempo i propri interessi industriali.
In Argentina, la Cámara Argentina del Acero ha chiesto al governo nazionale di raggiungere un’intesa con gli USA, evidenziando il ruolo dell’Argentina come fornitore affidabile e la necessità di un’azione coordinata contro la concorrenza sleale, in particolare dalla Cina.
Cosa significa tutto questo per le aziende che lavorano con acciaio e alluminio?
Il ripristino dei dazi su acciaio e alluminio avrà effetti di vasta portata per i professionisti del settore e le industrie che dipendono da questi materiali.
I produttori siderurgici statunitensi, rappresentati dall’American Iron and Steel Institute (AISI), hanno accolto con favore la svolta dell’amministrazione Trump. Le industrie che utilizzano acciaio e alluminio, come quelle automobilistica e delle costruzioni, avvertono però di possibili aumenti dei costi e interruzioni delle catene di approvvigionamento. Il National Foreign Trade Council ha dichiarato che i dazi comprometteranno la competitività e “aumenteranno i costi per i produttori americani che dipendono da acciaio e alluminio”. Alcuni analisti di mercato prevedono un aumento significativo dei prezzi dell’acciaio negli USA a causa della ridotta concorrenza dei fornitori stranieri.
Le restrizioni commerciali potrebbero inoltre, come già accennato, innescare misure di ritorsione da parte dei principali partner commerciali degli USA, come l’UE, il Canada e il Messico, complicando ulteriormente le catene di approvvigionamento globali.
E ora che succede?
Le negoziazioni commerciali tra USA, UE e principali alleati saranno cruciali per determinare gli effetti a lungo termine. La Commissione Europea ha già accennato a possibili contromisure, inclusi dazi di ritorsione su beni statunitensi, se non verrà trovata una soluzione. Nel frattempo, Canada e Messico chiederanno probabilmente esenzioni, vista la pervasività dei loro rapporti commerciali e la loro profonda integrazione con la catena di approvvigionamento statunitense.
Man mano che i mercati globali di acciaio e alluminio si adatteranno, le aziende dovranno valutare strategie di approvvigionamento alternative e considerare il possibile impatto sui costi di produzione e sulla competitività.
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