“Mantenere le misure di salvaguardia UE sull'acciaio": la posizione di EUROFER
Il destino delle misure di salvaguardia europee sulle importazioni di acciaio, in scadenza il 30 giugno 2021, è un tema molto scottante. Si stanno destando molte voci contro il rinnovo di queste disposizioni, introdotte in via provvisoria nel luglio 2018 e confermate definitivamente all'inizio del 2019. Per citarne una, di recente una coalizione di associazioni di categoria europee che rappresenta gli interessi degli utilizzatori a valle di acciaio ha invitato la Commissione europea a non prorogare ulteriormente le misure. "L'aumento dei prezzi dei prodotti siderurgici ed i lunghi tempi di consegna", sostiene l'Associazione europea dei produttori di automobili, "sono causati da un'offerta interna insufficiente". Prolungare le misure di salvaguardia oltre giugno "aumenterebbe l'incertezza e andrebbe a peggiorare ulteriormente le condizioni di mercato avverse che gli utenti dell'acciaio stanno già affrontando".
Una voce a favore del mantenimento delle misure attuali, che prendono la forma di un sistema combinato di tariffe e quote, al di sopra delle quali viene imposto un dazio del 25% sulle importazioni, viene dalla European Steel Association EUROFER, che ha recentemente organizzato un webinar sullo stato del mercato dell'acciaio nell'UE.
La posizione di EUROFER è che le condizioni critiche che hanno portato all'imposizione delle azioni di salvaguardia sull'acciaio sono ancora presenti dopo 3 anni. Ecco perché - dice Karl Tachelet, Direttore del Commercio e delle Relazioni Esterne dell'associazione - un'estensione delle disposizioni di salvaguardia è giustificata e necessaria. Queste condizioni critiche sono: primo, che le tariffe derivanti dalla Section 232 negli Stati Uniti sono ancora in vigore, e hanno ridotto drasticamente le importazioni statunitensi, causando una deviazione dei flussi commerciali verso l'Europa; secondo, ma non meno importante, la sovrapproduzione globale di acciaio è un problema che persiste ed è perfino peggiorato, mentre il protezionismo nei mercati di molti Paesi terzi è ancora in atto. La sovracapacità totale di acciaio ha raggiunto circa 650 milioni di tonnellate nel 2020, tre volte la capacità produttiva totale dell'UE. Principale responsabile è sì la Cina, ma anche l'India, la Turchia, l'Iran, la Corea, Vietnam, Brasile, Russia e Indonesia. Alla radice di questo problema c'è l'inefficacia dei meccanismi di mercato nell'affrontare il surplus di capacità e le distorsioni delle varie politiche nazionali, secondo Tachelet.
Il sistema delle quote – secondo EUROFER - mira a fornire una rete di sicurezza contro le deviazioni commerciali che perturbano il mercato. Le misure di salvaguardia non hanno avuto alcun ruolo nell'influenzare o causare gli improvvisi shock della domanda, dell'offerta e dei prezzi visti nell'ultimo periodo. In altre parole, senza queste disposizioni avremmo avuto le stesse tensioni nei prezzi, la scarsità dell'offerta ed i lunghi tempi di consegna che abbiamo visto in Europa a partire dalla crisi del COVID-19.
Il 26 febbraio, la Commissione UE ha avviato un'indagine per decidere se estendere le attuali misure di salvaguardia. La decisione, che ha un impatto sulle industrie produttrici di acciaio e sulle innumerevoli aziende europee che utilizzano prodotti siderurgici, dovrà essere presa prima del 30 giugno.
Nota a margine: EUROFER ha appena pubblicato il suo nuovo Steel Market Outlook, contenente le prospettive economiche e del mercato dell'acciaio 2021-2022 nell'Unione Europea. Ecco il link.
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